sabato 17 novembre 2012

Un Priore di Sion in Cattedrale


La Cappella del Corpo di Cristo nel Duomo di Cremona ripercorrerebbe in realtà la vicenda di Maria Maddalena fino a prenderne la stessa dedicazione: la figura della donna costituisce il fil rouge che lega opere anche temporalmente distanti tra di loro come le due tele di Giulio Campi raffiguranti "Maddalena ai piedi di Gesù" del 1569 e "L'Ultima Cena" dell'anno precedente e "l'Apparizione di Cristo alla Maddalena" di Giovanni Angelo Borroni del 1750. Ma vi è di più: lo stesso Giovanni dell'Ultima Cena, con le sue sembianze femminili, addormentato sul braccio di Cristo, sarebbe in realtà ancora lei, la Maddalena, la vera "coppa" del sangue di Cristo, in quanto sposa e madre dei suoi figli. Una storia vecchia come il mondo, più volte prefigurata o lasciata intuire, che la Chiesa ha sempre risolutamente rifiutato. Nel Duomo di Cremona, alla discussa figura della Maddalena, sarebbe invece dedicato addirittura un intero ciclo pittorico ed una cappella delle più sontuose mai realizzate, quella del Santissimo Sacramento.
La rappresentazione dell'Ultima Cena sembra addirittura ancora più forte dello stesso famoso affresco di Leonardo da Vinci a Milano. In primo luogo abbiamo un quadro in cui Giovanni indubbiamente è una donna, basti osservare queste immagini per togliere ogni forma di dubbio: il volto è assolutamente femminile, i lineamenti sono dolci e inquadrano una donna, anche particolarmente bella. E fin qui non ci sono dubbi. Ma qui siamo di fronte a qualcosa di più. L'Ultima Cena si trova all'interno della cappella del Santissimo Sacramento in cui vengono in realtà  rappresentati tutti i momenti salienti della vita di Maria Maddalena, compresa l'ultima cena. L'altro fatto incredibile è che, come fossero vignette di un fumetto, la donna è sempre la stessa. Le scene della cappella sono: Il Noli me tangere, l'adultera, il lavaggio dei piedi, l'ultima cena. In tutti questi quattro quadri la protagonista è una sola: Maria Maddalena. E' lei nel lavaggio dei piedi, è la stessa nell'adultera, la stessa nel "Noli me tangere", è la stessa nell'Ultima Cena. Non solo gli stessi lineamenti, ma quasi anche gli stessi abiti. Che dire di fronte ad una rappresentazione simile davanti agli occhi di tutti?. Il San Giovanni rappresentato vicino a Cristo nel corso dell'Ultima Cena in realtà sarebbe la Maddalena.
"Noli me tangere" di Angelo Borroni
E il Santo Graal non sarebbe, come la tradizione ha sempre creduto, una coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, ma una persona, Maria Maddalena, la vera "coppa" che ha tenuto in sé il sang réal, in francese antico il "sangue reale", da cui "Santo Graal", cioè i figli che Gesù Cristo le aveva dato. La tomba perduta della Maddalena è dunque il vero Santo Graal. Secondo questa teoria, fatta propria da Dan Brown nei due romanzi “ll codice da Vinci“ e “Angeli e demoni”, Gesù Cristo aveva affidato una Chiesa che avrebbe dovuto proclamare la priorità del principio femminile non a san Pietro ma a sua moglie, Maria Maddalena, e che non aveva mai preteso di essere Dio. Sarebbe stato l'imperatore Costantino a reinventare un nuovo cristianesimo sopprimendo l'elemento femminile, proclamando che Gesù Cristo era Dio, e facendo ratificare queste sue idee dal Concilio di Nicea  del 325. Il progetto presuppone che sia soppressa la verità su Gesù Cristo e sul suo matrimonio, e che la sua discendenza sia soppressa fisicamente. Il primo scopo è conseguito scegliendo quattro vangeli "innocui" fra le decine che esistevano, e proclamando "eretici" gli altri vangeli "gnostici", alcuni dei quali avrebbero messo sulle tracce del matrimonio fra Gesù e la Maddalena. Al secondo, per disgrazia di Costantino e della Chiesa cattolica, i discendenti fisici di Gesù si sottraggono e secoli dopo riescono perfino a impadronirsi del trono di Francia con il nome di merovingi. La Chiesa riesce a fare assassinare un buon numero di merovingi dai carolingi, che li sostituiscono, ma nasce un'organizzazione misteriosa, il Priorato di Sion, per proteggere la discendenza di Gesù e il suo segreto. Al Priorato sono collegati i templari,  e più tardi anche la massoneria. Alcuni fra i maggiori letterati e artisti della storia sono stati Gran Maestri del Priorato di Sion, e alcuni, fra cui Leonardo da Vinci, hanno lasciato indizi del segreto nelle loro opere. La Chiesa cattolica, nel frattempo, avrebbe completato la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe, in cui periscono cinque milioni di donne. Ma tutto è vano: il Priorato di Sion sopravvive, così come i discendenti di Gesù in famiglie che portano i cognomi Plantard e Saint Clair.
Ma torniamo per un momento al nostro San Giovanni. Anche il suo aspetto "virginale" ha una origine molto precisa. Uno dei testi fondamentali per capire i soggetti dell'arte sacra dal XIII al XVI secolo è la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Si tratta di un voluminoso repertorio scritto intorno al 1280 che comprende vite di santi e scene tratte dai vangeli, sia "canonici" che "apocrifi" . Questi ultimi non erano considerati tutti eretici o proibiti come molti credono. Molti apocrifi erano testi abbastanza diffusi e ne circolavano anche versioni in lingua volgare. Lo stesso Jacopo da Varazze, vescovo di Genova, ne utilizzò diversi come fonti dei suoi scritti, dichiarandolo apertamente. Nel capitolo dedicato a Giovanni, nella Legenda Aurea leggiamo che "Dio lo volle vergine, e perciò il suo nome significa che in lui fu la grazia: in lui infatti ci fu la grazia della castità del suo stato virginale, ed è per questo che il Signore lo chiamò durante le nozze, mentre lui voleva sposarsi". Ecco dunque che l'aspetto di Giovanni visto come un "giovane vergine" al contrario di altri apostoli raffigurati come uomini maturi, spesso barbuti, si spiega senza ricorrere a fantomatiche Maddalene nascoste. Ma lo stesso Jacopo da Varazze, quasi a smentire quanto detto prima, aggiunge poi: "Alcuni sostengono che Maria Maddalena fosse la sposa di Giovanni Evangelista, che stava per prenderla in moglie quando Gesù chiamandolo lo distolse dalle nozze. Per questo, cioè per il fatto che le aveva portato via lo sposo, offesa se ne andò e si dette ad ogni tipo di dissolutezza", ma aggiunge che "tutte queste cose sembrano essere false e prive di fondamento". Insomma Dan Brown non ha scoperto nulla di nuovo. A conferma dell'atteggiamento ambiguo, cosciente o inconsapevole che sia, tenuto nel rappresentare la figura di San Giovanni esiste anche un disegno dello stesso Leonardo da Vinci conservato oggi alla Biblioteca Rale di Torino presentato alla mostra "Il Genio e le passioni" curata nel 2001 da Pietro Marani. Si tratta chiaramente del volto di una fanciulla che, secondo lo stesso curatore della mostra, sarebbe poi stato adottato per alcuni personaggi del Cenacolo, compreso lo stesso Giovanni "che doveva essere contraddistinto da un'analoga dolcezza e intensità, se la pittura non fosse subito deperita". Giulio Campi aveva dunque davanti a sè un tradizione iconografica precisa cui far riferimento. Semmai non si è sforzato con la fantasia nel replicare inalterata la figura, quasi fosse un fumetto, facendole vestire i panni di Maddalena nel riquadro sovrastante.
Ma il quadro dell’Ultima Cena presenta un altro particolare che lo rende unico e misterioso. L’autore, Giulio Campi, avrebbe infatti voluto apporvi una sorta di sigillo raffigurando se stesso in uno dei personaggi che assistono al banchetto. E’ l’enigmatico personaggio che si affaccia all’estrema destra. L’unico a voltarsi verso l’osservatore. Il suo viso, tra i discepoli che si affollano intorno a Cristo, è l’unico fortemente caratterizzato, incorniciato da una rada barba del tutto simile a quella presente sul profilo di una medaglia dell’Accademia Carrara di Bergamo dedicata appunto al nostro illustre concittadino. Ed è anche l’unico, in una scena di genere, a vestire un abito di foggia moderna. Quando dipinse la tela verso il 1569 Giulio doveva avere intorno ai 62/63 anni, era ormai alla fine della sua carriera e si trovava a rivaleggiare nello stesso lavoro con il più giovane Bernardino, allora nella sua piena maturità artistica. Perché mai avrebbe voluto effigiarsi in un quadro del tutto originale come quello dell’Ultima Cena? Che anche lui come Leonardo abbia voluto lasciare un segno della sua appartenenza al sodalizio misterioso del Priorato di Sion, mostrando quindi di condividere la tesi della Maddalena sposa di Cristo?

1 commento:

  1. Dan Brown non ha inventato nulla non solo perché (come molti romanzieri d'oltreoceano) non sapeva che molte cose erano scritte da secoli, ma anche perché il 90% dei contenuti dei suoi libri viene dalla ricerca di Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln ("Il santo Graal"). Brown è stato un abile comunicatore e divulgatore, più o meno come Dario Fo con la reinterpretazione del "Contrasto" di Cielo D'Alcamo "Rosa Fresca Aulentissima" (che aveva preso dal rivoluzionario lavoro filologico di De Bartolomeis)... La cultura si basa sull'intelligenza, il commercio sulla furbizia...

    RispondiElimina